
Scuola: quando le assenze possono diventare un problema?
Il sistema scolastico italiano, nell’ultimo anno, ha subito dei duri colpi a causa della pandemia da Coronavirus che ha colpito il mondo intero. E’ noto come le continue restrizioni agli assembramenti dettati dai vari decreti governativi abbiano influito pesantemente sulla continuità del corretto svolgimento delle attività scolastiche in generale.
A ciò si aggiunge anche un modo diverso di agire da parte delle varie regioni italiane che hanno disposto diverse modalità per la ripresa dell’anno scolastico. Le continue aperture e chiusure delle scuole hanno creato confusione e malcontento negli allievi e nei rispettivi genitori.
La didattica a distanza (D.A.D. ndr) è stato il metodo che, con scarsi risultati, ha cercato di tenere coesi tra loro scuole, studenti ed insegnanti per il prosieguo delle attività scolastiche.
Naturalmente i problemi non sono mancati e dovuti ad una inadeguatezza di organizzazione generale delle piattaforme digitali che offrivano i servizi per la didattica online e ad un sistema scolastico ancora non pronto dal punto di vista tecnologico per far fronte a tale iniziativa.
Tutto ciò ha causato una certa discontinuità nell’apprendimento da casa, colpevole di distrarre troppo gli studenti e di conseguenza le assenze alle lezioni sono state innumerevoli.
Da poco tempo si è arrivati all’apertura di tutti i plessi scolastici e, almeno per ora, sembra che il flusso di partecipazione sia più o meno tornato alla normalità ma resta un grande punto interrogativo la gestione delle assenze accumulate.
Assenze a scuola: tra normalità e coronavirus
In una situazione normale, l’accumulo di un numero eccessivo di assenze porta irrimediabilmente alla bocciatura; il motivo è semplice, le troppe assenze creano discontinuità di apprendimento e una certa impossibilità da parte degli insegnanti di verificare le nozioni acquisite.
Il M.I.U.R. (Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca) ha previsto un tetto massimo di assenze oltre il quale è prevista la bocciatura in automatico a meno che, per gravi motivi di salute, le assenze non siano giustificate da comprovata documentazione medica.
In termini numerici, è richiesta la frequentazione di almeno i 3/4 delle ore previste dal programma scolastico a cui si partecipa. Per gli istituti di scuola secondaria di secondo grado (o superiore) e di primo grado (scuole medie), per esempio, si va da un minimo di 890 ad un massimo di 1155 ore circa di frequentazione obbligatoria a seconda della tipologia di istituto e se sia un biennio oppure un triennio.
Per la scuola primaria (elementari) la situazione è leggermente diversa: il Ministero dell’Istruzione prevede debbano essere 200 i giorni di presenza minimi. Ovvio che, essendo praticamente impossibile essere bocciati alle scuole elementari, l’istituto scolastico avrà un occhio di riguardo nel caso quei 200 giorni siano sorpassati di poco.
In caso di assenze che ricoprano quasi la totalità dei giorni previsti, la scuola è tenuta a segnalare alle autorità competenti la situazione per far sì che vengano attuale le indagini di rito.
Deroghe e casistiche speciali
Ci possono essere dei casi in cui, il corpo docenti autorizzato del direttore scolastico, possa soprassedere al superamento dei giorni massimi di assenza fatti da uno studente. Il primo caso, come accennato in precedenza, è per gravi motivi di salute comprovata da adeguata documentazione medica inerente.
Il secondo caso si palesa quando ci sono valutazioni sufficienti e naturalmente positive che delineano un quadro idoneo alla promozione al successivo anno scolastico.
Il conteggio del tetto massimo di giorni di assenza viene completamente escluso da considerazioni quando ci sono situazioni urgenti legate a calamità naturali come per esempio terremoti e gravi alluvioni oppure in presenza di gravi eventi socio politici come guerre ed affini.